categoria | Diritti umani, Giuridica, Vittimologia

Enrica Chili,da Avaaz.org,segnalato da Cristiana Bortolotti

Inserito il 28 ottobre 2013 da Maria Rosa DOMINICI

Enrica ChiliE’una petizione che avvaz.org ha lanciato,cercatela e firmate per la tutela dei diritti di questa studentessa,grazie Maria Rosa Dominici
RIEPILOGO SITUAZIONE RELATIVA A ENRICA CHILI

Enrica Chili, nata il 04 Giugno 1986 e residente nel Comune di Pianoro (BO), dopo il conseguimento della Laurea in Antropologia presso l’Università di Bologna, stava frequentando dal 2011 un Master presso la “San Francisco State University” negli Stati Uniti.

Nell’ambito di questo corso ha partecipato, assieme ad altri studenti e ad un insegnante, ad una ricerca sul campo presso una tribu’ Masai in Tanzania.

Il 07 Agosto 2012 l’auto su cui viaggiavano, condotta da un autista locale, ha subito un terribile incidente in cui è deceduta una studentessa ed Enrica ha subito lesioni gravissime al cervello ed alla spina dorsale che hanno comportato la paralisi completa dal torace in giù, estreme difficoltà al braccio sinistro, che è ancora semiparalizzato (Enrica è mancina) e grosse limitazioni a livello cognitivo e del linguaggio.

Dopo un primo ricovero a Nairobi, dove ha subito un intervento al cervello, è stata trasportata a Bologna e ricoverata al “Maggiore” per la stabilizzazione delle vertebre cervicali con un ulteriore intervento chirurgico. E’ stata quindi ricoverata all’”Ospedale di Montecatone” dove è rimasta per circa nove mesi, prima di essere nuovamente trasferita a “Villa Nigrisoli” di Bologna, dove continuerà la riabilitazione, principalmente del braccio sinistro.

Nel frattempo io Giorgio Frabboni zio di enrica , nominato dal Tribunale “Amministratore di sostegno” ed unico parente vivente di Enrica, mi sono attivato per cercare di ottenere eventuali rimborsi sia assicurativi che diretti, principalmente dall’Università americana, visto che non si può ragionevolmente sperare in qualcosa di concreto da parte di Enti Tanzaniani, malgrado l’autista sia stato riconosciuto colpevole dell’incidente.

A tale scopo nell’autunno 2012 avevo affidato ad uno studio legale negli Stati Uniti l’incarico di tutelare gli interessi di Enrica, considerando la leggerezza dimostrata dall’autista e soprattutto dall’insegnante, nel gestire e tollerare che il trasporto avvenisse su di un unico automezzo omologato per sette persone quando, al momento dell’incidente, a bordo erano in nove. Occorre precisare che per partecipare al viaggio in Tanzania ogni studente aveva dovuto pagare un’ingente somma di denaro e quindi avrebbe avuto diritto ad un trattamento certamente migliore e più attento alla sicurezza dei ragazzi.

Purtroppo però nel Maggio 2013 il suddetto studio legale declinava l’incarico, sostenendo che ogni studente aveva firmato, prima della partenza, una liberatoria che scaricava l’Università da qualsiasi responsabilità e quindi non c’era nessuna possibilità di risarcimento. Da un esame della suddetta liberatoria emerge però che è stata fatta firmare agli studenti il giorno immediatamente precedente la partenza, quando non c’era neppure il tempo per un adeguato controllo né tanto meno per qualsiasi contestazione. Sorge ora il dubbio che una simile liberatoria, anche se legalmente ineccepibile, abbia una reale validità costituzionale, stante la grande leggerezza dimostrata da chi doveva tutelare sulla sicurezza degli studenti e che invece pare avere agito con eccessiva superficialità.

Verrebbe anche da pensare che lo studio legale americano, trattandosi di un modesto cittadino italiano contro un importante istituto statunitense, non abbia ritenuto di impegnarsi troppo, preferendo lasciare perdere. Già al momento dell’incarico, infatti, c’erano state parecchie difficoltà perché tutti gli studi precedentemente interpellati avevano preferito declinare immediatamente l’invito.

Ora però sorge anche il problema economico visto che Enrica, a soli 27 anni, avrà bisogno per tutta la vita di assistenza continua, 24 ore al giorno, oltre alla necessità di attrezzare l’abitazione in cui dovrà vivere secondo le sue attuali esigenze.

Questo comporterà la necessità di ingentissime somme di denaro di cui, né Enrica né io, possiamo disporre.

Sarebbe quindi auspicabile, secondo me, attivare qualche canale, anche politico/diplomatico, per sensibilizzare le autorità americane, in primis la loro Ambasciata, ad intervenire per valutare se esista una reale possibilità di rimborso da parte dell’Università, stante il concreto dubbio di una loro responsabilità quantomeno indiretta.

Occorre infine precisare che io Giorgio Frabboni, Amministratore di sostegno, ho provveduto anche a scrivere direttamente alla Direzione della San Francisco State University per illustrare la situazione e chiedere chiarimenti, senza però ottenere alcuna risposta.

Nella speranza di essere stato sufficientemente chiaro nell’esposizione del problema e con l’auspicio di un Suo autorevole interessamento porgo distinti saluti.

Giorgio Frabboni

FIRMA LA PETIZIONE, ANCHE TU!..

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Maria Rosa DOMINICI

About

psicologa,psicoterapeuta vittimologa,membro dell'Accademia Teatina delle Scienze,della New York Academy ofSciences,dell'International Ass. of Juvenile and Family Court Magistrates,della Società Italiana di Vittimologia,della W.S.V.,dell'Ass.internazionale di Studi Medico Psico Religiosi.,docente di seminari di sessuologia, criminologia e vittimologia in università Italiane e straniere,esperta per progetti Daphne su tratta di minori e sfruttamento sessuale,creatrice del progetto Psicantropos,autrice di varie pubblicazioni,si occupa di minori e reati ad essi connessi da 40 anni.

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3 Commenti per “Enrica Chili,da Avaaz.org,segnalato da Cristiana Bortolotti”

  1. Karinne BRAGA FERREIRA karinne ha detto:

    Io ho trovato assolutamente disumano il trattamento dato dall’università a questa lavoratrice. Primo pk era al lavoro quando dell’incidente, poi perché manco si sono degnati a rispondere alla richiesta. Penso cmq che dovrebbe essere tratato attraverso le rispettive ambasciate e nn via particolare. L’ambasciata italiana deve esigere una posizione. Questo e diritto del lavoro, diritto internazionale, diritto alla vita e sicurezza sul lavoro. In più, l’italia dovrebbe applicare caso mai il principio della bilateralita e trattatre tutti gli studenti americani in Italia dallo stesso modo. Rivoltante…

  2. Maria Teresa Sechi ha detto:

    Credo anch'io come Karinne, che dovrebbe spettare allo stato italiano, tramite ambasciata, chiarire la situazione e trovare una soluzione. Non è accettabile lasciare che degli studenti durante la loro attività di ricerca in uno stato straniero non vengano tutelati in situazioni come queste, accidentali e non, se ne deve fare carico l'università ospite tramite assicurazione. Per quanto riguarda la firma senz'altro disponibile… grazie Maria Rosa.

  3. Maria Rosa DOMINICI Maria Rosa DOMINICI ha detto:

    grazie ,è importante l’opinione ddella proff.ssa Braga docente di Diritto in varie università Brasiliane e reduce da una sua esperienza in università africane,cosi comel’intervento di Maria Teresa Sechi che spesso collabora con noi,con l’attenzione cosi sensibile alla vittimizzazione che coinvolge la nostra realtà a 360°…firmate questa petizione..grazie


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