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Non ho visto donne …dentro,ho visto bambine fuori,da Mere UBU varietè,di Paolo Billi

Inserito il 23 giugno 2017 da Maria Rosa DOMINICI

Da fuori,mentre aspettavo di entrare al carcere della Dozza,percepivo il fastidio del caldo,il frinire ossessivo delle cicale,tanto da farmelo paragonare ai pensieri ossessivi di chi è detenuto,al dentro e al fuori,al grigio punitivo e depressivo dell’ambiente …scarsamente adatto ad un recupero psicologico durante l’espiazione della colpa.
La mancanza pedagogica del bello…un vissuto educativo che sicuramente con l’esperienza del teatro si inserisce e agisce.
Per me con la solita emozionalità allertata,era una prima volta del teatro carcere femminile,tanta curiosità,tanta voglia di osservare,capire e compenetrare…e come al solito un sottile processo intimo di identificazione,già l’insieme psicosomatico assorbiva, sperimentava nell’oltrepassare le varie barriere,i compartimenti stagni che come in un sommergibile,separano dal dentro e dal fuori,nelle 2 dimensioni azzurre del cielo e del mare,il sotto e il sopra.
CAPIRE,SCOPRIRE,ELABORARE,RAZIONALIZZARE,EMOZIONARE…TUTTO UN TURBILLON URGEVA DENTRO DI ME,FUORI…
IL BISOGNO DELL’ASCOLTARE,SUONI,MURI,COLORI,PAROLE,ASPETTI,DINAMICHE SOTTILI E MANIFESTE,EVITAMENTI E CONSENSI,CHE STRANO CAOS NELL’ORDINE IMPOSTO!
SILENZIO SI ALZA IL SIPARIO,IMMAGINI ONIRICHE,DONNE REALI,COSTUMI DI SCENA,MASCHERE ,PERSONE,PERSONAGGI..
L’INTRODUZIONE,PAROLE,TANTE CHE QUASI NON SENTO,MA GUARDO CON IL CORPO…LEI,BRAVA SICURA,CAPACE,I LISCI CAPELLI NERI ,I LINEAMENTI DI UN BEL VOLTO E IL VESTITO DI TULLE E PIZZI,BRAVA
La scena si riempie,una donna piena di fisicità,quasi azione identificatoria.. sprigiona dalla chioma leonina,l’altra un pirata,un bucaniere dell’isola che non c’è…e il linguaggio dei simboli interseca l’essenza del palco.
Ascolto e guardo ed introietto con tutti i sensi allertati,mi sembra di cogliere e raccogliere la loro energia,non piu’ compressa,ma ESPRESSA in quei corpi ,le cui coreografie di Elvio hanno saputo liberare.—in quella drammaturgia che Paolo Billi,da buon pifferaio magico ha saputo innestare…una linfa vitale… là dove rischiava di spegnersi..
il sogno fatto scena
Ed ecco il mondo della fiaba,i topi danzanti che mi fanno pensare a quelli di Cenerentola,quelli che per magia la portano al ballo..,fuori nel luccichio d’amore,oltre il grigio della cenere-carcere
I vestiti di carta,come quando bambine,li si ritagliava per indossarli su sagome…gioco semplice,modesto…ma pieno della libertà del sogno,dell’immaginario,della creatività…poi i pupazzi,inanimati,l’assurdo,come la seduzione o l’inganno che spesso tradisce se stessi…
E i sacchetti maschere che coprono l’identità….anche l’agire antisociale,il crimine….maschere che distorcono l’agire, dal bene al male,dal male al bene…
Ecco cosa è stato per me…un incontro di anime sconosciute,un incontro di donne forti e belle e potenti e sorelle..che forse x un attimo la diretta via avean smarrito…
ma io le vedo bambine,le penso bambine,che giocano, con speranze e fantasie che poi hanno infranto come quando uno specchio magico,cade…e va in mille pezzi,per colpa,senza colpa? conquale consapevolezza?

A SILVIA…è DEDICATO LO SPETTACOLO,A SILVIA CHE NON HA PARTECIPATO PERCHè HA PARTORITO,A SILVIA CHE HA DATO LA LIBERTA’ DELLA NASCITA AD UN BIMBO CHE AVEVA,DENTRO,NEL VENTRE…,mi scuso per questo…A Silvia…
che di fatto non ha partecipato poichè aveva la febbre…ma da analista quale sono ho capito l’origine di questo..
.Quando era fuori in attesa che l’ingresso al carcere fosse concesso,ho visto uscire bambini con madri o nonne e ho subito parlato della bella tesi di Ilenia Orlando,qui,in questo sito, pubblicata,che tratta appunto dei figli di carcerate e carcerati e dei fantasmi che occupano la mente di chi vive tale esperienza…per questo dalla fantasia teatrale,al desiderio sociale…ho avuto questo immaginario,un bisogno e un desiderio…trasformandolo in una realtà…presunta…ma il messaggio resta questo,in quel luogo ho visto nuove nascite,nuovi spazi di libertà che ben si collegano con l’inno alla vita…ogni cancello si può aprire con la chiave adeguata,ogni donna può partorire e partorirsi nella gioia del dare la vita e con essa la libertà

Anche il teatro,cosi come lo crea Billi è un parto,noscono,rinascono,l’autostima che fa crescere,il dirsi e il darsi..che è generosità,una lacrima asciugata furtivamente,dopo i lunghi applausi delle mani e dell’anima,un uscita dalla scena con un fiore in mano,la voglia di abbracciarsi e portarle fuori in quel mio spazio di libertà che loro stesse mi hanno regalato,…fuori…nel ricordo di un grande dono ricevuto,
grazie al teatro del Pratello,grazie al teatro Carcere,grazie a tutti i generosi che agiscono con cuore in questo luogo rinchiuso,in cui entra la speranza
Alle volte la vita è scena…alle volte la scena è vita.
Un abbraccio,
Maria Rosa

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Maria Rosa DOMINICI

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psicologa,psicoterapeuta vittimologa,membro dell'Accademia Teatina delle Scienze,della New York Academy ofSciences,dell'International Ass. of Juvenile and Family Court Magistrates,della Società Italiana di Vittimologia,della W.S.V.,dell'Ass.internazionale di Studi Medico Psico Religiosi.,docente di seminari di sessuologia, criminologia e vittimologia in università Italiane e straniere,esperta per progetti Daphne su tratta di minori e sfruttamento sessuale,creatrice del progetto Psicantropos,autrice di varie pubblicazioni,si occupa di minori e reati ad essi connessi da 40 anni.

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