categoria | Diritti umani, Magistratura minorile

RAPPORTO DEL COMITATO INCARICATO DI PROPORRE PRINCIPI D’ETICA AL PARERE DEI GIUDICI E MAGISTRATI DEI MINORI E DELLA FAMIGLIA

Inserito il 30 novembre 2011 da Maria Rosa DOMINICI

17 marzo 2010
  
Durante la riunione del 24 aprile 2010,tenuta ad Hammamet in Tunisia,l’assemblea generale dell’Associazione Internazionale dei Magistrati  dei Minori e della Famiglia ha,all’unanimità accolto il rapporto e adottato la proposta dei Principi di Deontologia dei Giudici e dei Magistrati dei Minori e della Famiglia ,in essi contenuti
  
Il Consiglio dell’AIMJF, ha affidato ad un comitato il mandato di preparare una proposta di principi di etica giudiziaria che potrebbe costituire una sorgente d’ispirazione per i suoi membri e per altri giudici e magistrati che operano nell’ambito dei minori e della famiglia.
Il comitato è stato composto dai seguenti componenti
Muhammad Imman ALI (Bangladesh)
Lucien BEAULIEU (Canada )
Andrew BECROFT ( Nuova Zelanda )
Nick CRICHTON (Regno Unito )
Luigi FADIGA (Italia )
Maria FONTEMACHI ( Argentina )
Bankole THOMPSON (Sierra Leone )
Jean TREPANIER (Canada,presidente )
 
Essendo i membri del comitato di vari paesi,e non essendo stato possibile nessun finanziamento per le sessioni di lavoro le comunicazioni tra di loro sono state possibili solo tramite posta elettronica.Questo non è senza difficoltà specie quando sono richiesti scambi e discussioni.Perciò il comitato  si è appoggiato ad un gruppo di lavoro locale con base a Montreal(Canada ),ove i membri potevano incontrarsi e scambiare di persona  in modo da preparare il terreno e le proposte che poi furono  presentate al comitato.Questo gruppo di lavoro locale, era costituito da
Oscar D’AMOURS (vice presidente dell’AIMJEF )
Pierre NOREAU (professore di diritto all’Università di Montreal e specialista di questioni di etica giudiziaria )
Hguette ST.LOUIS (giudice del ricorso(????),ex giudice in capo della Corte del Quebec)
Jean TREPANIER ( presidente )
 
Il gruppo di lavoro ha  preparato un primo progetto poi sottoposto per essere esaminato,ai membri del comitato.Seguirono una serie di scambi fra il gruppo di lavoro locale e il comitato in modo da giungere ad una versione finale.Il presente rapporto espone la proposta del comitato.E’ il risultato di scambi e discussioni che hanno permesso il chiarire un buon numero di questioni,alcune delle quali erano molto complesse.Lo spirito di collaborazione che ha caratterizzato  i lavori del comitato non significa che l’unanimità  possa essere d’accordo,condividere tutte le questioni.
E’ normale che giudici e magistrati  che fanno parte di esperienze diverse,che traggono origine da  tradizioni culturali e giuridiche differenti siano portati a ad affrontare i principi d’etica giudiziaria partendo da punti di vista differenti.L’intento fu appunto di cercare un comitato la cui composizione  riflettesse la diversità che esiste in seno all’AIMJF,al fine di preparare una proposta che potesse largamente essere condivisa dai membri dell’Associazione.I membri del comitato hanno cercato di concepire dei principi che fossero chiari ed avessero significato essendo adattati a paesi diversi
Il rapporto comprende 2 parti.I principi di etica giudiziaria che sono proposti sono enunciati nella prima parte.La seconda parte comprende osservazioni e spiegazioni  che chiariscono gli stessi principi.
PROPOSTA DEI PRINCIPI DI DEONTOLOGIA ALL’ATTENZIONE DEI GIUDICI E DEI MAGISTRATI (1)DEI MINORI E DELLA FAMIGLIA
 
CONSIDERATO CHE i Principi di Bangalore sulla deontologia giudiziaria (2) hanno una vocazione universale e che sono stati concepiti,adottati e raccomandati in una maniera che conferisce loro una legittimità internazionale unica (3)
CONSIDERATO CHE questi Principi di Bengalore riguardano l’insieme dei giudici e dei magistrati,inclusi coloro i quali  operano nel campo dell’infanzia e della gioventù e della famiglia.
CONSIDERATO CHE la pratica giudiziaria in materia di minori e famiglia comporta dimensioni ed accenti che gli sono propri,come risalta chiaramente dalla Convenzione relativa ai diritti del bambino.
CONSIDERATO CHE c’è bisogno di riaffermare i valori espressi nei Principi di Bangalore situandoli nel contesto particolare dell’esercizio della funzione giudiziaria in materia d’infanzia,di minori e della famiglia
 
SI PROPONE di adottare i principi seguenti
 
1 Il ruolo del giudice è di rendere giustizia nel quadro del diritto includendo le convenzioni,cosi come le dichiarazioni e le regole internazionali e regionali relative ai bambini,agli adolescenti (4) e alla famiglia
 
2 Il giudice deve operare in modo da preservare la propria indipendenza e l’indipendenza della magistratura
 
3Il giudice deve essere in maniera trasparente  imparziale ciò che non si deve interpretare come intaccabile il suo obbligo statutario o legale di tener conto dell’interesse superiore del bambino o dell’adolescente,o,dandosi il caso di armonizzare l’interesse di quest’ultimo con quelli della società e della vittima
 
4 Il giudice,durante l’esercizio della sua funzione deve  agire con integrità
 
5 Il giudice deve assicurarsi che la maniera di procedere permetta che sia sentita la versione di tutte le persone coinvolte nel procedimento,incluso il bambino  o l’adolescente ,la sua famiglia,o dandosi il caso,il difensore e la vittima
 
6 Il giudice deve cercare di spiegare chiaramente i motivi delle sue decisioni e far comprendere le sue decisioni al bambino o all’adolescente o agli adulti che lo hanno in carico.
 
7 Il giudice deve dare prova di sensibilità e comunicare con il bambino o l’adolescente e le altre persone implicate in maniera adatta al loro livello di comprensione.
 
8 Il giudice deve rispettare il carattere riservato delle informazioni raccolte nell’esercizio delle sue funzioni la cui rivelazione o utilizzazione potrebbe portare danno alla vita privata del bambino o dell’adolescente ,della sua famiglia o di altre persone concernenti   un’istanza giudiziaria.
 
9 In tribunale e in pubblico il giudice deve adottare un comportamento adeguato alle esigenze della sua carica e dare prova in ogni momento di riservatezza.
 
10 Il giudice deve assicurare l’eguaglianza e il rispetto di tutti d’innanzi al tribunale,tenendo conto delle caratteristiche proprie ad ogni persona,riguardo la loro età,il loro sesso,la loro condizione sociale e tutte le altre circostanze pertinenti.
 
11 Il giudice deve mantenere la sua competenza professionale tanto sul piano giuridico quanto nelle altre discipline appartenenti all’esercizio delle sue funzioni.
 
12 Il giudice deve agire con rapidità e diligenza adeguate particolarmente in rapporto ai tempi dei bambini e degli adolescenti.
 
Note
 (1)nel presente testo,il termine “giudice” è inteso come designante  i giudici e i magistrati.
 
(2) I principi di Bangalore sulla deontologia giudiziaria,2002 (Progetto di Bangalore 2001 su un codice di deontologia giudiziaria,adottato dal gruppo giudiziario sul rafforzamento dell’integrità della giustizia e revisionato durante la tavola rotonda dei primi presidenti organizzato al Palazzo della Pace a
L’AIA il 25-26 novembre 2002)
 
( 3)vedere a questo proposito The Judicial Integrità Group,Commentary on the Bangalore Principes of Judicial Conduct,marzo2002
http://www.coe.int./t/dghl/cooperation/ccje/textes/BangalorePrinciplesComment.PDF.
 
(4) Nei presenti Principi,l’espressione”bambino e adolescente “o i loro equivalenti rinviano allo stesso concetto del “bambino” ai sensi della Convenzione relativa ai diritti del bambino.

OSSERVAZIONI E SPIEGAZIONI
Preambolo
 
CONSIDERATO CHE i Principi di Bangalore sulla deontologia giudiziaria (5)hanno una vocazione universale e che sono stati concepiti,adottati e raccomandati in un modo che conferisce loro una legittimità internazionale unica.(6).
 
CONSIDERATO CHE questi Principi di Bengalore attendono all’insieme dei giudici e dei magistrati,includendo quelli che operano nel campo dell’infanzia,della gioventù e della famiglia.
 
CONSIDERATO CHE la pratica giudiziaria in materia di gioventu’ e della famiglia comporta  delle dimensioni e degli accenti che le sono propri come risalta  chiaramente dalla Convenzione relativa ai diritti del bambino.
 
CONSIDERATO CHE c’è bisogno di riaffermare  i valori espressi nei Principi di Bangalore situandoli nel contesto particolare dell’esercizio della funzione giudiziaria in materia d’infanzia,di gioventu’ e della famiglia.
 
E’ PROPOSTO  di adottare i principi che seguono:
 
Il testo del preambolo rinvia ai Principi di Bangalore sulla deontologia giudiziaria.Questi principi furono adottati nella forma attuale nel 2002 a seguito di consultazioni importanti.Sono stati oggetto di assunzione di responsabilità  o di riconoscimento da parte di organi tali quali il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite.l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine,la Commissione  internazionale dei giuristi e l’Associazione del Barreau americano.La loro legittimazione è unica.Loro si rivolgono a giudici e magistrati di tutte le giurisdizioni,includendo quelli che lavorano in materia di gioventù e famiglia.Coprono in larga misura ciò che dei principi destinati a quest’ultimi devono coprire.Il fatto di riproporli nel preambolo implica che gli si riconosce la  loro pertinenza per i giudici e i magistrati che operano nel settore dei minori e della famiglia.
 
Di fatto i  magistrati e i giudici della gioventù e della famiglia lavorano in un circondario che può essere relativamente specializzato e che ha sue proprie particolarità.Quindi dei principi etici che gli sono specifici possono essere desiderabili.L’aggiunta di elementi complementari può raggiungere vari scopi.I valori che sottendono i Principi di Bangalore possono essere riaffermati in un modo che pone un accento piu’ significativo su degli elementi che rivestono una pertinenza particolare per il settore della gioventu’ e della famiglia.Ciò può contribuire a stimolare l’adesione dei giudici e dei magistrati della gioventù e della famiglia nei confronti dei Principi di Bangalore,ciò può favorire  una migliore comprensione del ruolo e del lavoro di quelli e di quelle che operano nella giurisdizione della gioventu’ e della famiglia,contribuendo cosi ad una migliore comprensione dell’etica giudiziaria. In quelle giurisdizioni specializzate per le parti terze ( come lo Stato,le persone che entrano in contatto con i tribunali della gioventu’ e della famiglia e il pubblico in generale).Adottando questi principi complementari,può essere importante assicurarsi che contengano un riferimento a tutti i valori essenziali dei Principi di Bangalore, anche se questo può implicare alcune volte delle ripetizioni: alcuni magistrati dei minori e della famiglia possono non conoscere bene i Principi di Bangalore e possono ritenere utile disporre  di un documento che per l’essenziale,è autonomo ,dispetto dei suoi rinvii ai Principi di Bangalore. Di conseguenza,dei principi complementari dovranno stabilire prima e prima di tutto di riaffermare i valori o i principi che possono essere già presenti nei Principi di Bangalore ma che se ne può avere vantaggio o riformularli conformandoli al ruolo specifico  delle giurisdizioni della gioventù e della famiglia
Note 5 e 6 come 2 e 3.
 
PRINCIPIO 1:
Il ruolo del giudice è di rendere giustizia nel quadro del diritto,includendo le convenzioni cosi come  le dichiarazioni e le regole internazionali e regionali relative ai bambini,agli adolescenti e alla famiglia.
 
Questo principio non ha equivalente nei Principi di Bangalore.Non vi è neanche nella derivazione dei valori che sottende questi Principi.Si può chiaramente vedere  nel riferimento che contiene il  quinto paragrafo del preambolo dei Principi di Bangalore al dovere della magistratura quanto al mantenimento della legalità(rule of law nel testo in inglese ).E’ apparso opportuno includere un enunciato per questa ragione e di assicurarsi che sia specificatamente adattato alle giurisdizioni della gioventù e della famiglia.
L’espressione” bambino ed adolescente” che è utilizzata in questo principio e in qualche altro rinvio ha lo stesso concetto del”bambino” ai sensi della Convenzione relativa ai diritti del bambino.Sotto  il punto di vista del diritto internazionale,l’aggiunta di adolescente,non aggiunge quindi nulla al concetto del “bambino”.Questa  aggiunta è infatti apparsa utile in ragione del fatto che,nel vocabolario quotidiano e nella legge di diversi paesi,il termine bambino e adolescente possono essere percepiti come riferentesi a gruppi d’età differenti-i bambini costituiscono il gruppo piu’  giovane e gli adolescenti un gruppo di età piu’ grande,quest’ultimo rappresentando una parte molto importante dei minori che sono portati davanti le giurisdizioni della gioventu’ e della famiglia.
 
PRINCIPIO 2:
Il giudice deve operare in modo da preservare la sua indipendenza personale e l’indipendenza della  magistratura.
Il primo dei Principi di Bangalore, rinvia a diverse dimensioni dell’indipendenza della magistratura.Non è apparso opportuno includere qui questo principio,anche se
 La sua formulazione non è specifica al lavoro dei  giudici  e dei magistrati della gioventù e della famiglia.I diversi principi proposti qui,rinviano a degli aspetti della maggioranza dei valori dei Principi di Bangalore( l’imparzialità,l’integrità,la convenienza,l’eguaglianza,la competenza e la diligenza).Tenuto conto della sua importanza ,è stato giudicato conveniente includere ugualmente un riferimento all’indipendenza,non fosse che per evitare di creare l’impressione che questo valore potrebbe apparire come meno importante degli altri, e per assicurarsi che i valori piu’ importanti siano inclusi nei nostri principi.
 
PRINCIPIO 3:
Il giudice deve essere in modo manifesto imparziale,ciò che  non si deve interpretare come intaccabile il suo obbligo statutario o legale di tener conto dell’interesse superiore del bambino o dell’adolescente o, nel caso, di armonizzare l’interesse di quest’ultimo con quelli della società e della vittima.
 
L ‘elemento centrale di questo principio è l’imparzialità: un giudice de ve essere in modo manifesto imparziale.
Un problema particolare può sopraggiungere inserendo questo valore  nell’ambito della famiglia e della gioventù. Alcuni potrebbero pensare che l’obbligo di tener conto dell’interesse  superiore del bambino o dell’adolescente ingeneri una forma di parzialità. L’oggetto della seconda parte del principio è di affermare che questo non deve essere interpretato come introducente una forma di parzialità. Il principio non mira ad affermare  il posto dell’interesse superiore del bambino o dell’adolescente  nelle decisioni giudiziarie ,ciò che può essere visto come  una questione di diritto sostanziale piuttosto che di condotta giudiziaria; egli mira piuttosto a qualificare il senso  di ciò che deve essere l’imparzialità nelle cause di famiglia e della gioventù. Non comprendendo il peso che dovrebbe essere riconosciuto all’interesse superiore del  bambino o dell’adolescente nelle questioni penali implicanti questi ultimi. Perchè  la formulazione della seconda parte del principio sia accettabile nel contesto delle diverse tradizioni giuridiche,il principio è formulato in modo  da riconoscere che  ci sono dei casi in cui l’interesse del bambino o dell’adolescente può dover essere armonizzato con quello della società e della vittima( senza pertanto precisare il loro peso relativo nel prendere decisioni) Questo è conforme allo spirito delle Regole di Beijing (vedi in particolare le Regole 5 e 17)
 
PRINCIPIO 4:
Il giudice,nell’esercizio della sua funzione,deve agire con integrità.
 
Il senso dell’integrità è argomentato nei Principi di Bangalore(vedi principio  3)E’ infatti stato giudicato suscettibile di includerlo tra i principi proposti per gli stessi motivi di quelli  che sono stati evocati sotto il principio 2.
 
PRINCIPIO 5:
Il giudice deve assicurarsi che il modo di procedere permette che siano ascoltate le opinioni di tutte le persone che  sono coinvolte nella procedura,compreso il bambino o l’adolescente,la sua famiglia,e nel caso previsto,il difensore e la vittima.
 
Questo principio non ha l’equivalente nei Principi di Bangalore. A causa del fatto che lo si può associare a del diritto procedurale,lo si può vedere dal punto di vista della condotta giudiziaria. Appare centrale per la condotta degli affari giudiziari concernenti i bambini,gli adolescenti e le famiglie.
 
PRINCIPIO 6:
Il giudice deve cercare di spiegare chiaramente i motivi delle sue decisioni e far comprendere le sue decisioni al bambino o all’adolescente o agli adulti che li hanno in carico.
 
Una decisione è meno suscettibile di produrre un impatto favorevole su un bambino,un adolescente o una famiglia  se questa decisione non è da loro compresa. Le persone che compaiono davanti la giurisdizione della gioventù o della famiglia sono spesso originarie da  ceti svantaggiati. L’universo giudiziario non gli è noto e quindi non possono comprendere le procedure di cui sono parte.. Un’attenzione particolare si impone per assicurarsi che siano loro fornite spiegazioni adeguate  in modo che comprendano le decisioni che li concernono e i motivi p per cui tali decisioni sono state prese.
 
PRINCIPIO 7:
Il giudice deve dare prova di sensibilità e comunicare con il bambino o l’adolescente e  le altre persone implicate in un modo adatto al loro livello culturale.
 
Questo principio riveste un’importanza nelle cause  implicanti giovani e famiglie in ragione dei contenuti che comportano e delle persone che coinvolgono Non c’è l’equivalente nei Principi di Bangalore.
 
PRINCIPIO 8:
Il giudice deve rispettare il carattere riservato delle informazioni raccolte nell’esercizio delle sue funzioni  la cui rivelazione o utilizzazione potrebbe portare danno alla vita privata del bambino o dell’adolescente ,della sua famiglia o di altre persone coinvolte in una istanza giudiziaria.
 
Questo principio adatta all’ambito particolare della gioventù e della famiglia il principio della confidenzialità che è affermato  nel Principio 4.10  dei Principi di Bangalore.
 
PRINCIPIO 9:
In tribunale e in pubblico,il giudice deve adottare un comportamento adatto alle esigenze della sua carica e dare prova ,sempre,di riservatezza.
 
Piu’ paragrafi (paragrafi 4.1ss) dei Principi di Bangalore riguardano aspetti diversi di quelli che sono definiti sotto il termine di “convenienza”. E stato ritenuto possibile riassumerli in un breve principio essenziale di ciò che è pertinente per i magistrati della gioventu’ e della famiglia,anche se la formulazione non appare specificamente riservata al loro ambito.
 
PRINCIPIO 10:
Il giudice deve assicurare l’eguaglianza e il rispetto di tutti davanti al tribunale,tenendo conto delle caratteristiche individuali di ogni persona,la loro età,il loro sesso, la loro condizione sociale e tutte le altre circostanze pertinenti.
 
Questo principio tratta di 2 valori:l’eguaglianza e il rispetto.
Il concetto dell’eguaglianza è trattato in piu’ paragrafi dei Principi di Bangalore (paragrafi 5.1 e ss ).Il Principio 10 aggiunge a questi ultimi che il giudice dovrebbe prendere in considerazione certe caratteristiche proprie ad ogni persona che appaia particolarmente pertinente in materia di gioventù e di famiglia
Il concetto del rispetto non è trattato come nei Principi di Bangalore,anche se è implicito nel Principio 6.6 Conviene farne chiaramente citazione per le materie di gioventù e famiglia,particolarmente riguardo la vulnerabilità dei bambini.
 
PRINCIPIO 11:
 
Il giudice deve mantenere la sua competenza professionale sia sul piano giuridico che nelle altre discipline pertinenti l’esercizio delle sue funzioni.
 
I Principi di Bangalore trattano la questione della competenza(Principe 3ss.)Lasciano tuttavia intoccata la questione del bisogno di competenza  nelle discipline altre dal diritto. Questo bisogno appare particolarmente pertinente per la pratica giudiziaria in materia di gioventù e famiglia,in cui l’interazione è costante con dei professionisti  come gli  psicologi,gli psichiatri,gli assistenti sociali,i criminologi e altri ancora. Da ciò il bisogno di avere una versione adattata del principio.
 
PRINCIPIO 12:
 
Il giudice deve agire con una rapidità e una diligenza adattate al rapporto particolare con i tempi dei bambini e degli adolescenti.
 
Il tema della celerità e della diligenza non è che minimamente trattata nei Principi di Bangalore (Principio 6.5).Costituisce una preoccupazione centrale in materia di gioventù e di famiglia,tenuto conto della percezione del tempo che hanno bambini e adolescenti. Da ciò il bisogno di disporre di una versione del principio che sia adattato all’ambito della gioventù e della famiglia.
Tradotto da dott.ssa Maria Rosa Dominici
Consigliere Onorario di Corte d’Appello Bologna,sezione minori.

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Maria Rosa DOMINICI

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psicologa,psicoterapeuta vittimologa,membro dell'Accademia Teatina delle Scienze,della New York Academy ofSciences,dell'International Ass. of Juvenile and Family Court Magistrates,della Società Italiana di Vittimologia,della W.S.V.,dell'Ass.internazionale di Studi Medico Psico Religiosi.,docente di seminari di sessuologia, criminologia e vittimologia in università Italiane e straniere,esperta per progetti Daphne su tratta di minori e sfruttamento sessuale,creatrice del progetto Psicantropos,autrice di varie pubblicazioni,si occupa di minori e reati ad essi connessi da 40 anni.

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Un Commento per “RAPPORTO DEL COMITATO INCARICATO DI PROPORRE PRINCIPI D’ETICA AL PARERE DEI GIUDICI E MAGISTRATI DEI MINORI E DELLA FAMIGLIA”

  1. Documento significativo,frutto di lavoro di figure competenti,e anche della mia traduzione dal francese,ma scarsamente veicolato…peccato,porterebbe a riflessioni sulla delicatezza dei giovani imputati che incorrono in esperienze di tribunali ed udienze,come in altro luogo,ho già detto,mi sembra che dei minori si tenga conto in modi contradittori,o roboanti o silenti.


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