categoria | Sociali, Traumi, Umana

Sentirsi figlia…

Inserito il 06 gennaio 2014 da Maria Rosa DOMINICI

Sentirsi figliaNon è mia abitudine,ma riporto volentieri,dopo averne avuto il consenso,e in forma anonima,l’elaborato di una mia giovane paziente ,in terapia con l’analisi immaginativa…
Questo è l’elaborato dell’immagine dell’incontro col Cristo,in cui nella dinamica di identificazione -proiezione si entra in contatto col ruolo del figlio sacrificale ,in genere si chiede il conforto,questa è speciale…è lei che conforta Lui
Leggetela a fatevela entrare dentro…può parlare a genitori e figli prima o poi chiunque ha vissuto questi ruoli.

2 dicembre 2013
Sono in una strada di una città che probabilmente è Roma. La strada è piena di negozi, ci sono vetrine su entrambi i lati, pero è mattina presto e i negozi sono tutti chiusi, di persone non se ne vedono in giro. Ci sono solo io. È inverno, fa freddo ma la giornata è limpida. Proseguo fino alla fine della strada,poi salgo una scala composta da circa un centinaio di scalini ripidi e alti, durante la salita mi fermo un paio di volte per riprendere fiato. Una volta in cima, prima di entrare in chiesa mi volto indietro e ammiro lo splendido paesaggio sotto di me e la strada percorsa per arrivare fin lì. Poi, dopo qualche istante, mi giro ed entro in chiesa, è una chiesa dalle dimensioni modeste, è piuttosto semplice, al suo interno non vi sono immagini, solo un a scultura di cristo sul fondo. La chiesa ha una sola navata, l’arredamento è costituito da alcune file di panche in legno disposte a destra e a sinistra del corridoio centrale e da un semplice altare su cui poggia la statua del cristo; quest’ultima è piuttosto singolare, infatti il cristo non è crocifisso, anzi è accovacciato su un fianco, in una posa di dolore, anche la sua faccia rivela in ogni minima espressione un sofferenza profonda, il dolore è parte di lui, in una maniera sconvolgente. Addirittura sembra che la sua faccia si muova, si contorca per il dolore, non è statica come si presuppone che sia il volto di una statua. Mi siedo ad ammirarlo. Trasmette una forza magnetica, non riesco a distogliere lo sguardo da lui, a un certo punto come se lo attraessi con lo sguardo, lo vedo scendere dall’altare, muoversi da quella posizione di dolore e sedersi alla mia sinistra. Mi racconta del perché di tutto quel dolore, mi racconta di essere stato tradito dalle persone che amava e aggiunge che il dolore inferto dal tradimento delle persone che consideravi care è un dolore che non si sana; è un’esperienza troppo forte per me, non riesco a sopportare tanto dolore, mi opprime fisicamente, mi metto a piangere e avverto in questo momento la sua vicinanza e comprensione, anche se non può abbracciarmi perché non è una persona fisica fatta di carne e di ossa, sento che soffre perché mio vede così, non voleva che la sua esperienza mi coinvolgesse a tal punto, voleva solo condividerla con me. A un certo punto, schiacciata dalle emozioni che provo, mi allontano. Uscita dalla chiesa procedo lasciandomi la strada percorsa alle spalle, mi allontano dalla città e mi reco verso una collina fuori dalla città sopra la quale potrò osservare dall’alto i momenti di dolore della mia vita e perdonare chi mi ha fatto soffrire, lasciando andare il dolore. Arrivo in cima alla collina, ricoperta d’erba verde e soffice, percorrendo un sentiero fatto di solchi lasciati dalle persone che lì hanno camminato prima di me. Mi siedo in cima alla collina e lascio quel dolore che per troppo tempo è rimasto a sedimentare dentro di me, mi sento improvvisamente leggera e sollevata. Anche se non vedo nessuno, comincio ad avvertire la presenza del cristo. È silenziosa e invisibile, ma la percepisco, questo è importante, che io lo senta vicino, lui è tornato quando ha capito che ero pronta a sopportare la sua presenza, a condividere con lui l’esperienza di aver vissuto il dolore e averlo finalmente elaborato. Nel momento in cui si manifesta la sua presenza cominciano a crescere in maniera concentrica intorno alla sommità tondeggiante della collina, delle file di abeti una dentro l’altra, spuntano dal terreno e crescono fino a diventare adulti nel tempo di uno sguardo.
Quest’immagine è stata molto intensa da un punto di vista fisico, ho avvertito una forte tensione nel respiro, come se mi mancasse. Sentivo a livello del plesso solare e più su nella gola un peso che strozzava l’aria, non riusciva a entrare. Ho sentito quest’immagine come una forma di perdono e di liberazione dal dolore, come se volessi lasciare andare la sofferenza e perdonare chi mi ha fatto soffrire, senza più giudicare. Il mio primo pensiero è stato rivolto a Pier, Stefania e Elena, loro ho pensato che fossero le persone verso le quali nutro ancora rancore, un sentimento che in una qualche maniera mi opprime e che devo lasciare andare. Devo fare pace anche con quella parte di vita. Ripensandoci ora, mi viene da pensare ,oltre che a loro, che sicuramente sono stati causa di una notevole sofferenza, a un dolore più antico, provato nel luogo più intimo, il nido familiare, quando i miei genitori non sono stati capaci di proteggermi dalla crudeltà di un adulto. La chiesa è l’intimità e il cristo il dolore, un dolore tutto mio e personale, la sua posizione è la posizione in cui spesso mi addormento, rannicchiata su un fianco, con le ginocchia che quasi sfiorano il petto, il dolore è quello del tradimento, della mancata protezione, dell’abbandono, della noncuranza, della cecità, per non aver visto il dolore che cresceva dentro di me e mi toglieva il respiro. Però ora è giunto il momento di lasciare andare tutto questo dolore, ora che è stato elaborato è giusto che me ne liberi. Ora so di poter perdonare, di poter lasciare andare la rabbia e al tempo stesso il senso di colpa, ora non mi sento in colpa per come sono, non mi sento in colpa io per gli errori che hanno commesso loro, li riconosco e ammettendo che non sono perfetti, ma sono umani e in quanto tali hanno sbagliati posso finalmente perdonarli e amarli per quello che sono, con pregi e difetti, prendendo coscienza degli errori che hanno commesso, secondo la mia visione delle cose e che non vorrò commettere io quando sarò madre. Provo un’immensa gratitudine verso di loro, per avermi dato la possibilità di iniziare questo percorso, per avermi sostenuto nelle mie scelte, anche quando forse non le comprendevano a fondo, li amo e li ringrazio perché mi rispettano e sia loro che io in prima persona stiamo ridefinendo le nostre modalità relazionali, perché io sto imparando ad esprimermi per quello che realmente intendo dire e non per quello che gli altri vogliono che dica e nemmeno per provocare una reazione, ma solo per esprimere un pensiero, un’idea secondo il mio personale modo di sentire. Non è facile abbandonare i rituali, le maschere e i teatrini della domanda e della risposta preconfezionata, con mio padre in questo caso, ma so che abbiamo cominciato a percorrere, tutti e tre insieme la strada giusta, almeno per quello che riguarda il nostro rapporto figlia genitori. Il resto non è un mio problema. Sto imparando a essere figlia, a non preoccuparmi di quello che succede tra loro coppia, per me è importante il nostro rapporto

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Maria Rosa DOMINICI

About

psicologa,psicoterapeuta vittimologa,membro dell'Accademia Teatina delle Scienze,della New York Academy ofSciences,dell'International Ass. of Juvenile and Family Court Magistrates,della Società Italiana di Vittimologia,della W.S.V.,dell'Ass.internazionale di Studi Medico Psico Religiosi.,docente di seminari di sessuologia, criminologia e vittimologia in università Italiane e straniere,esperta per progetti Daphne su tratta di minori e sfruttamento sessuale,creatrice del progetto Psicantropos,autrice di varie pubblicazioni,si occupa di minori e reati ad essi connessi da 40 anni.

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2 Commenti per “Sentirsi figlia…”

  1. Karinne BRAGA FERREIRA karinne ha detto:

    che bel racconto…triste, intenso, ma bellissimo di scoperta del perdono e di quando il male, il rancora e la rabbia ti fanno cosí male che hai nostalgia di te come eri prima…é il solo intendimento che tutti sbagliamo (alcuni errori gravissimi), ma anche se nn perdoni, puoi per amore e maturiá lasciare andare i sentimenti negativi e fare entrare luce e pace, indipendentemente di chi ha ragione…bel racconto!

  2. Maria Rosa DOMINICI Maria Rosa DOMINICI ha detto:

    Piu’ che racconto è la testimonianza di come ogni viaggio ti faccia entrare in contatto con cose apparentemente sconosciute…in realtà sono li,basta guardarle da vari punti di vista ..e l’analisi è un viaggio nell’anima con lenti d’ingrandimento forniti dalla ragione e dal cuore,dalle emozioni e dalle sensazioni,dai bisogni e dai desideri…si è un grande dono poterlo leggere e una grande generosità ,offrirlo


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